Terapista occupazionale a Montecatone e moglie attenta alle esigenze di accessibilità di suo marito, che ha una lesione del midollo spinale. Roberta racconta dell’amore per il suo lavoro e dell’attenzione rivolta ai pazienti nel loro percorso di recupero e riappropriazione della propria autonomia. E poi ci fa conoscere cosa comporta organizzare un viaggio per tutta la famiglia, quando non sempre le informazioni ci sono.

Cos’è la terapia occupazionale? Come viene trattata nella struttura in cui operi?

Si tratta di una disciplina riabilitativa, arrivata in Italia molto tempo dopo rispetto agli USA e al Nord Europa. Il terapista occupazionale si occupa del “fare” dell’uomo e tratta disabilità fisiche, sensoriali o motorie. Nel nostro caso, il fare è inteso come attività dell’individuo e la terapia mira a rimotivare la persona in modo che possa riprendere ciò che faceva prima. Qui a Montecatone lavoriamo in collaborazione con tutte le unità operative. Ci occupiamo di tutte le autonomie, dello studio della carrozzina, all’addestramento dell’uso e consulenza alle modifiche del domicilio, rieducazione tramite gesto sportivo e tramite laboratori di musica e orto terapia. Il nostro compito è quello di dare informazioni e strumenti che consentano alle persone di muoversi quando arrivano a casa.

Nel vostro progetto di rieducazione valutate anche aspetti legati al tempo libero o al soggiorno in strutture che rispondano alle esigenze specifiche anche rispetto a periodi vacanza? 

In estate organizziamo le uscite al mare in Riviera Romagnola. Si tratta di una attività che ha un duplice fine: proseguire il corso di nuoto, dalla piscina alla spiaggia, e vivere la spiaggia. Per quanto riguarda il turismo teniamo degli incontri informativi per le persone in modo che abbia tutte le informazioni per poter prenotare in tranquillità.

La parola “accessibilità” che significato ha nel tuo lavoro?

Per noi vuol dire cercare di rendere accessibile a tutti – aldilà della disabilità – tutti i servizi e le opportunità che ci sono. Pensiamo all’accessibilità a 360°, per disabili e non, per famiglie, per anziani. Evitiamo di consigliare strutture dedicate esclusivamente ai disabili. Valutare la persona in base alle sue qualità e non in base alla sua condizione è fondamentale. Ognuno di noi presenta sue peculiarità che lo rendono ciò che è, indipendentemente sia una persona con disabilità o meno. 

Come terapisti occupazionali vi occupate anche della preparazione dell’ambiente familiare?

I pazienti arrivano da noi in una fase molto acuta, per lo più eventi recenti. Il tutto nasce dopo, ci sono famiglie che si lasciano e famiglie che si costruiscono. Lavoriamo anche con il contesto familiare proprio perché capiamo quanto sia importante sostenere queste ultime nell’affrontare questo cambiamento e permettere di farlo nel migliore dei modi, sostenendoli in modo operativo (non solo grazie all’empatia) dando loro gli strumenti e facendo vedere loro quali saranno le accortezze adatte che permetteranno di rendere il più autonomo possibile il paziente e il contesto familiare. 

Come sei arrivata alla terapia occupazionale?

Sono prima diventata fisioterapista perché all’epoca non esisteva un corso di laurea in terapia occupazionale. Poi ho deciso di fare la conversione del mio percorso di studi.

Oltre all’ambito professionale, l’accessibilità è per te importante anche in termini di coinvolgimento personale. Come vi comportate se tu e tuo marito dovete organizzare una vacanza, quali informazioni andate a ricercare? Che tipo di ostacoli ci sono in questa attività?

Devo contattare la struttura e chiedere, ad esempio, se ci sono scale o ascensori. Ho notato che spesso sono gli albergatori stessi a fare attenzione: quando prenoto inserisco sempre la precisazione che con me ci sarà una persona disabile  Mi è capitato di trovarmi in diverse occasioni, assieme a mio marito, in contesti in cui il luogo non era accessibile o adatto alle nostre esigenze pur avendolo segnalato precedentemente. 

Spesso le informazioni non sono facilmente reperibili. Non solo nel motore di ricerca, ma anche sui siti delle strutture.

marito e figlio di Roberta a pesca

Che tipo di progetti avete a Montecatone?

La maggior parte delle nostre uscite vengono svolte all’esterno o negli impianti sportivi. A fine percorso, per prendere confidenza con l’uso della carrozzina, facciamo anche un’uscita in città. Le attività sportive sono organizzate e svolte in collaborazione con il CIP, il Comitato Italiano Paralimpico.

Ci sono delle esperienze negative o positive che hai incontrato nel tuo percorso?

La difficoltà organizzativa e la difficoltà nei trasporti, cosa per noi più difficile perché la struttura si trova fuori Imola città. La città di Imola e l’Emilia Romagna sono abbastanza accessibile, nonostante questo c’è ancora molto da fare. 

 

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